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10 Agosto 2023 18:24

Alla scoperta dei “ceci delle spose”, l’incredibile tradizione nunziale abruzzese

Una preparazione lunghissima per augurare benevolenza e fertilità alla coppia di sposi. Una tradizione secolare, che nasce in Puglia e arriva in Abruzzo grazie ai pastori sulle strade della transumanza.

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Una delle più affascinanti tradizioni gastronomiche d'Italia la ritroviamo in Abruzzo, precisamente da Pescasseroli, in provincia di L’Aquila: i ceci delle spose. Si tratta di un'antica usanza collegata alla transumanza in cui le donne, in occasione del matrimonio, preparano circa 60 chili di ceci: 30 kg per il marito e 30 kg per la moglie. La tradizione è prettamente simbolica: l'abbondanza di ceci è un augurio di fertilità per la coppia di sposi. Tutta la preparazione è una vera e propria esperienza che riunisce le donne della famiglia con canti e chiacchiere e dura davvero tantissimo tempo. Durante i festeggiamenti i ceci vengono poi messi insieme ai confetti da dare agli invitati e messi sul tavolo degli sposi per buon augurio.

La preparazione dei ceci delle spose di Pescasseroli

La tradizione dei ceci delle spose è così sentita in provincia di L'Aquila che da 10 anni c'è un festival dedicato, una giornata organizzata nel centro storico di Pescasseroli il 12 agosto per celebrare questo antico rito. I ceci della sposa sono diventati tipici dell'Abruzzo ma è molto probabile che non siano nati in questa zona. Comuni anche in altre parti del meridione, si pensa che questa tradizione sia stata importata dalla Puglia grazie ai contatti dei pastori con la popolazione locale durante la transumanza.

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Ma come si fanno questi ceci? Secondo la tradizione uomini e donne hanno dei compiti ben precisi ma la preparazione è davvero lunga, quasi snervante. Gli uomini sono addetti a tutta l'organizzazione tecnica della situazione, quindi è compito loro assicurarsi l'accensione del gas, il funzionamento dei fornelli e che ci siano pentole, panche e tavoli per tutti. Le donne invece hanno il compito di pulire e cuocere effettivamente i ceci. Il compito più importante è il loro e quasi tutta la responsabilità è in mano alle donne più anziane della famiglia.

Per chi segue ossequiosamente questa usanza la preparazione comincia ben 2 mesi prima del matrimonio, con gli sposi che vanno alle Grotte delle fate a Opi, nel Parco nazionale dell'Abruzzo, un posto meraviglioso. Raccolgono la sabbia bianca caratteristica del luogo, la setacciano e la ripuliscono prima di farla asciugare del tutto. Quando la sabbia è pronta, scrive Notiziedabruzzo, si preparano dei pentoloni di rame e si mette l'acqua a bollire con rosmarino, succo di limone e d'arancia e un po' di alloro. Dopo il bollore le donne spengono il fuoco e lasciano raffreddare il tutto prima di lasciare in ammollo i ceci. Durante questa operazione è tradizione recitare per tre volte il "Credo", la formula di fede della religione cristiana, per raccomandare gli sposi a Dio.

La mattina seguente i ceci vengono tolti dall'acqua e lasciati a scolare coperti però dagli stracci per evitare che si secchino. Solo dopo tutte queste operazioni si passa alla vera e propria cottura. Nelle pentole si fa un fondo con la sabbia raccolta che si lascia "abbrustolire": quando la rena prende colore si aggiungono le bucce d’arancia, le foglie d’alloro e un po’ di ceci e si inizia a girare lentamente il tutto, come per tostare il riso. Senza acqua i ceci cominciano a scoppiettare: è il segnale che la cottura è ultimata. Le donne rovesciano tutto sui setacci così da eliminare la sabbia e controllano cecio per cecio lo stato di cottura. I legumi bruciati o spezzati vengono eliminati.

Terminata questa fase si preparano un telo di nylon e un lenzuolo: è il momento di riversare qui tutti i ceci. I legumi vengono a questo punto imbevuti con liquori o distillati a seconda delle tradizioni familiari: solitamente si sceglie tra anice, centerbe, rum, triple sec. Oltre alla bagna alcolica si aggiungono le stecche di cannella, i semi di anice e vaniglia o vanillina. Solo a questo punto intervengono gli sposi, festeggiati dai familiari, che spezzano i confetti e li gettano sui ceci.

Superato il momento di giubilo si torna a lavoro: le donne della famiglia tirano da più parti il lenzuolo così che gli alcolici e gli aromi si mescolino per bene sui ceci. Cantano per scandire il tempo necessario alla "mescolata", vanno dalle canzoni locali alla musica classica napoletana. Poi chiudono il lenzuolo e lasciano i ceci a riposo per 24 ore. Penserai che sia finita qui e invece no: nonostante la stanchezza c'è la cena. Le famiglie organizzano una grigliata con del buon vino per rifocillare tutti i presenti dopo il tanto lavoro svolto.

In realtà i ceci della sposa non sono ancora pronti: dopo il giorno di riposo i ceci vengono messi in delle federe e conservati in un luogo né troppo umido né troppo secco. Ogni paio di giorni vengono smossi e si aggiungono degli aromi per ottenere il sapore desiderato. Con il tempo i confetti aggiunti precedentemente dagli sposi si sciolgono, lasciando solo la mandorla centrale: quando questo avviene le famiglie fanno i sacchettini da dare agli invitati alla fine del matrimonio. Questa parte è in realtà una cosa "moderna": anticamente infatti ceci e confetti venivano offerti alla fine del pranzo nuziale insieme ai taralli così da spingere gli invitati a bere più vino per continuare a fare festa.

I ceci delle spose sono una delle tradizioni più interessanti del Mezzogiorno, un rito vero e proprio che impiega mesi a compiersi e che tiene impegnate decine di persone, unite tutte insieme dall'affetto per i propri cari.

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