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4 Settembre 2024 12:22

Alcuni integratori alimentari potrebbero essere pericolosi per il fegato

L'uso degli integratori alimentari è un fenomeno in costante crescita, in Italia e nel mondo: ma alcuni di loro potrebbero essere collegati a rischi per il fegato secondo uno studio pubblicato su JAMA network.

A cura di Redazione Cucina
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Curcumina, tè verde, cimicifuga o black cohosh, garcinia cambogia, l’ashwagandha o ginseng indiano, e il riso rosso fermentato: sarebbero questi gli integratori che potrebbero danneggiare il fegato secondo una preoccupante ricerca pubblicata su JAMA network. Il crescente uso di integratori alimentari ha infatti richiamato l'attenzione di diversi studiosi in questi ultimi anni: fra questi il gruppo di ricerca dell'Università del Michigan, che già nel 2019 aveva pubblicato dei dati su possibili danni al fegato in relazione con l'uso di integratori dietetici e fitoterapici.

Integratori alimentari e danni al fegato: lo studio dell'Università del Michigan

Non si parla solo di integratori di sali minerali, ma di prodotti che contengono sostanze ritenute benefiche per via dei nutrimenti contenuti nella pianta originaria: si tratta di prodotti a base di piante, funghi o alghe, utilizzati per integrare la dieta e sostenere il benessere. Il consumo di integratori alimentari o fitoterapici è in costante crescita, spinto da una maggiore consapevolezza dei benefici per la salute e da una crescente attenzione verso prodotti naturali. Tuttavia, è difficile fornire dati precisi sui consumi totali, in quanto non esistono rilevazioni ufficiali e complete.

Lo studio pubblicato nel 2019 aveva analizzato 272 prodotti normalmente venduti negli Stati Uniti, dimostrando come più della metà (il 51%) riportava etichette sbagliate, che vantavano effetti mai dimostrati e che non spiegavano quanto effettivamente contenuto (verificato tramite test specifici): solitamente gli effetti vantati riguardano la perdita di peso, il miglioramento dell'estetica generale o potenzialità sessuali. Lo stesso gruppo di ricerca ha fatto ora un passo ulteriore, analizzando le conseguenze dell'assunzione degli integratori su un campione che aveva partecipato a una delle rilevazioni chiamate NAHNES (National Health and Nutrition Examination Survey). Il soggetti facenti parte del campione avevano assunto sei integratori di origine vegetale potenzialmente tossici per il fegato: la curcumina, il tè verde, la cimicifuga o black cohosh, la garcinia cambogia, l’ashwagandha o ginseng indiano e il riso rosso fermentato.

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I risultati collegano questo uso così elevato a possibili conseguenze per il fegato non ancora ben identificate: la mancanza di informazioni certe riguardo il contenuto effettivo degli integratori non rende il lavoro semplice. Precisiamo che non sono le sostanze di base in sé a essere messe sotto accusa quanto la loro trasformazione in integratori e l'abuso di questi prodotti.

Gli studi su riso rosso fermentato, curcuma e tè verde

Già nel 2017 l‘Istituto superiore di sanità aveva pubblicato uno studio sugli integratori alimentari a base di riso rosso fermentato, spesso utilizzati da persone con elevati livelli di colesterolo. Nell’articolo L'articolo “Adverse reactions to dietary supplements containing red yeast rice: assessment of cases from the Italian surveillance system”, pubblicato a gennaio 2017 sul British Journal of Clinical Pharmacology, aveva approfondito il profilo di rischio degli integratori contenenti riso rosso fermentato attraverso l’analisi delle segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse pervenute al sistema di fitosorveglianza coordinato dall’Iss. L’età media dei 52 soggetti era di 64 anni, il 70% erano donne; in 13 casi (25%) la reazione ha richiesto il ricovero in ospedale e 28 pazienti (54%) stavano assumendo farmaci.

Anche L'Efsa, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) si è interrogata sulla sicurezza delle catechine contenute nel té verde, considerando non dannosa l'assunzione classica (quindi il tradizionale infuso), ma avvertendo la necessità di proseguire gli studi sugli integratori perché molti di essi apportano "dosi di catechine che possono determinare problemi alla salute del fegato".

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