I consumi di pasta sono quasi raddoppiati nel mondo negli ultimi 10 anni. L'Italia è sempre capofila: siamo i primi consumatori e i primi produttori del pianeta. Il 99% degli italiani mangia pasta almeno una volta a settimana, il 50% la mangia tutti i giorni.
Nonostante la tendenza all'healty che demonizza ingiustamente la pasta da anni, abbiamo una notizia che piacerà a tutti gli italiani: il mondo ha sempre più voglia di pasta e ne mangia sempre di più. Negli ultimi 10 anni siamo passati da 9 a 17 milioni di tonnellate, una cifra molto alta: quasi il doppio. A guidare la classifica dei consumi c‘è sempre e solo l'Italia: mangiamo ogni anno circa 23 chili di pasta a testa. Il secondo paese europeo in classifica, la Grecia, si ferma a 12 chili. Italia e Grecia hanno tanti punti comuni nelle tradizioni e nella cultura ma la pasta è un affare solo nostro: nella classifica mondiale ci sono sul podio la Tunisia e il Venezuela (che ha una foltissima schiera di immigrati italiani a rimpinguare il bottino). Nessuno è neanche lontanamente appassionato quanto noi a questo prodotto unico al mondo.
L'Unione Italiana Food presenta per il World Pasta Day alcuni dati Istat che sono molto interessanti: pur mangiando tantissima pasta la maggior parte della nostra produzione (il 61%) va all'estero. Questo significa che il comparto è un vero e proprio traino: nel 2022 sono state esportate nel mondo quasi 2,4 milioni di tonnellate di pasta italiana (+5,2% sul 2021) per un valore di 3,7 miliardi di euro (+31% sul 2021), in pratica oltre 78 milioni di porzioni di pasta italiana finiscono sulle tavole di tutto il mondo. Questo significa che 1 piatto di pasta ogni 4 serviti da un capo all'altro della Terra ha il tricolore stampato sulla confezione. Siamo il primo produttore al mondo con 3,5 milioni di tonnellate e la maggior parte dei consumatori esteri riconosce alla nostra pasta un primato qualitativo che non si può descrivere solo con i freddi numeri.
La maggior parte della nostra pasta va in Germania, Regno Unito, Francia e Giappone. In particolare è sorprendente quest'ultima nazione: nel Sol Levante finiscono quasi 68 mila tonnellate di pasta italiana ogni anno, in una nazione che ha appena 3.000 italiani residenti – secondo i dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero – e in cui non c'è alcuna cultura della pasta secca. L'amore che i giapponesi hanno per il made in Italy è encomiabile. Oltre ai grandi importatori segnaliamo anche crescite intorno al 20% in Canada, Polonia, Malta, Libia e Kenya, superiori al 50% verso Arabia Saudita e Tunisia, e addirittura superiori al 100% per Repubblica di Moldavia, Indonesia, Iraq, Costa d'Avorio e Birmania. Il dato sulla Tunisia è per l'appunto molto importante perché ogni tunisino consuma circa 17 chili di pasta all'anno. "Se la pasta italiana gode all'estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani" dice Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani di Unione Italiana Food. Secondo l'associazione un grande merito della pasta è essere "protagonista di infinite ricette antispreco e del giorno dopo, la pasta si conferma un alimento sostenibile, versatile, nutrizionalmente bilanciato e accessibile".