A Singapore hanno escogitato un modo per recuperare e riciclare le acque reflue utilizzandole poi per la produzione di birra. Chi l'ha assaggiata afferma come sia identica a un birra tradizionale.
Lo scorso maggio aveva fatto notizia l'avvio di produzione, a Singapore, della birra ricavata dall'urina. In tanti sicuramente avranno storto il naso (o forse anche attappato), ma alla luce di quanto sta avvenendo sembra proprio che la mossa dell'azienda NeWater (che si occupa di fornire acqua potabile riciclata dalle acque reflue) stia dando i suoi frutti. Probabilmente ogni più rosea aspettativa.
Sembra infatti che nel Paese asiatico la birra a base di urina sia letteralmente un best seller: scorte praticamente terminate a poche settimane dal lancio sul mercato. Richiesta altissima e un successo sempre crescente per un prodotto che, a ben vedere, cerca di valorizzare la sua sostenibilità.
La birra in questione infatti è composta al 95% da acqua, ma non da acqua "normale" per così dire, bensì da acqua recuperata e riciclata dagli scarichi della città di Singapore. Il prodotto, chiamato NewBrew e realizzato assieme al birrificio Brewerkz, in poco tempo ha già riscosso grande fortuna tra i clienti di Singapore, evidentemente incuriositi dal suo processo di realizzazione e conquistati poi dal suo sapore.
Chi l'ha assaggiata afferma come sia assolutamente indistinguibile da una birra tradizionale, senza alcun retrogusto di pipì. Dopotutto i processi di filtraggio e depurazione sono decisamente accurati, volti a decontaminare del tutto l'acqua raccolta dagli scarichi di Singapore.
Una birra buona insomma, e utile per riciclare acqua preziosa (specialmente in periodi di siccità). Che sia questo il segreto alla base del grande successo di NewBrew?
Chi crede che la ditta di Singapore sia stata all'avanguardia nella realizzazione di birra derivata dalla pipì dovrà in parte ricredersi. Già qualche anno fa infatti i danesi della birreria Norrebro Bryghus hanno recuperato e utilizzato più 50.000 litri di urina raccolti durante un festival musicale per produrre una birra speciale.
Il tutto nell'ambito di un progetto nazionale volto a trovare nuove fonti sostenibili nella produzione della birra. In questo caso però l'urina non è stata direttamente trasformata, bensì utilizzata per concimare i campi di orzo dal quale poi è stata realizzata la birra stessa, dal nome Pisner (un incrocio tra Piss, pipì in inglese, e Pilsener) e prodotta in oltre 60.000 bottiglie.