Sempre più, fuori dall’isola, si sceglie di preferire la prelibata carne sarda a qualsiasi altro tipo di agnello. Merito di un prodotto genuino e certificato, dal sapore irresistibile. Ma attenzione a non confonderlo con l’abbacchio!
Per molti, Pasqua è sinonimo di agnello: consumare questa carne particolare durante le festività pasquali è una tradizione antica, ancora valida per molti nonostante tantissimi optino sempre più per una filosofia vegetariana e vegana. Chi decide di onorare la tradizione e mangiare carne, sembra proprio che non sceglierà una carne qualsiasi: secondo alcune stime, infatti, un agnello su due delle tavole pasquali arriverà dalla Sardegna. L’agnello di Sardegna Igp, infatti, sta vedendo le sue quotazioni crescere a dismisura. Merito della prelibatezza del prodotto, che trasmette un gusto particolare, ma anche una provenienza certificata e un tipo di produzione garantita.
La Sardegna ci ha abituato a prodotti genuini, e l’agnello non è da meno. Non a caso è arrivato il marchio Igp, Indicazione Geografica Protetta, che non è solo un pregio, ma anche un’assicurazione per il consumatore: grazie al marchio, infatti, per la produzione va seguita una disciplinare molto rigida che diventa quindi una garanzia di qualità.
L’Agnello di Sardegna Igp è esclusivamente un agnello nato, allevato e macellato in Sardegna, cresciuto in un ambiente del tutto naturale, allo stato brado e in ampi spazi esposti al clima dell’isola. Per disciplinare, l’agnello non deve essere soggetto a forzature alimentari, a stress ambientali e/o a sofisticazioni ormonali, anzi va nutrito solo con latte materno e con un’integrazione di erbe spontanee naturali tipicamente sarde. Il risultato è una carne compatta ma morbida, che anche dopo la cottura rimane tenerissima. Contiene poco grasso, ma ha un gusto incredibilmente succulento e un aroma delicato che sa proprio di Sardegna.
Per il gusto, il sapore e la morbidezza, l’agnello di Sardegna IGP si presta a tantissimi tipi di preparazioni diverse. In base al taglio scelto, infatti, è possibile cucinare dei piatti davvero invitanti.
Il termine abbacchio è prettamente laziale e indica il piccolo di pecora, ma ormai è entrato nel gergo nazionale e spesso viene usato anche al posto di agnello. La verità è che si tratta di un errore, perché agnello e abbacchio non sono la stessa cosa. Confondere le due carni è uno sbaglio abbastanza comune, ma in realtà i due alimenti sono diversi. Entrambi sono i piccoli della pecora, ma l’agnello viene macellato tra i 4 e i 10 mesi di vita, dopo lo svezzamento e intorno a un peso tra i 7 e i 10 kg.
L’abbacchio viene macellato molto prima, 25-30 giorni di vita, prima dello svezzamento e c con un peso compreso tra i 4 e i 6 kg. Proprio la questione dello svezzamento crea una netta differenza di sapore: l’agnello sarà molto più grasso, dal gusto più deciso e selvatico perché ha già brucato erba. L’abbacchio invece, essendosi nutrito solo ed esclusivamente di latte, ha una carne molto meno grassa, di colore rosa chiaro, morbidissima e dal sapore molto più delicato.