Un bar aperto nel 1958 per una storia irripetibile: a 100 anni (quasi 101) la signora Anna Possi è ancora lì, tutti i giorni, per fare e servire caffè ai tanti avventori del piccolo bar in provincia di Novara.
A quasi cent’anni, Anna Possi è una figura leggendaria nella piccola comunità di Nebbiuno, sul lago Maggiore. Conosciuta da tutti come Anna René in memoria del marito scomparso, è diventata famosa per essere la barista più longeva d’Italia, alla guida del suo bar Centrale dal lontano 1 maggio 1958. Un lavoro iniziato quasi per caso in un giorno simbolico, il Primo Maggio, che per Anna rappresenta più di una data: è il senso stesso della sua vita. "Quando mi chiedono se ho mai pensato di starmene a casa a badare ai figli, rispondo che no, non ci son rimasta a casa, ma i figli li ho badati lo stesso, e pure bene", racconta ridendo a Repubblica. Con l’aiuto della figlia Cristiana, che ogni tanto le fa da interprete per colmare qualche piccolo problema di udito, Anna risponde con lucidità e determinazione a giornalisti, influencer e semplici clienti che affollano il locale. La stessa determinazione che l’ha accompagnata nei suoi oltre sessant’anni dietro al bancone.
Cercando le innumerevoli interviste online è impressionante vedere la vitalità di questa donna secolare. Non si tratta solo di gioia di vivere ma di vivacità mentale. D'altronde è lei la prima a dire che ha 100 anni "ma tante volte mi chiedo come sia possibile, non avranno mica sbagliato la data?" dice scherzando a Emanuele Ferrari, food blogger da oltre mezzo milione di follower che l'ha intervistata di recente. Nata a Vezzo, in provincia Verbano Cusio Ossola, in Piemonte, nel 1924, i suoi genitori avevano una trattoria. Lei ha cominciato a causa della guerra, perché doveva aiutare in famiglia: la polenta preparata in casa e portata ai partigiani. Con la fine del conflitto si trasferisce prima a Novara e poi a Genova, sempre per lavorare nel mondo della ristorazione. Il grande passo nel 1958 con l'apertura del bar Centrale a Nebbiuno, in provincia di Novara.
"Per me il lavoro ha sempre rappresentato l’indipendenza economica, ma anche il servizio agli altri", spiega. E per Anna il lavoro non ha mai conosciuto pause: nemmeno durante le festività comandate come Natale o Pasqua il bar Centrale chiude le porte. La sua carriera, però, non è iniziata con il bar. Cresciuta in una famiglia che gestiva una trattoria con pensione, Anna ha imparato sin da giovane cosa significasse darsi da fare. "Dopo essere stata in collegio dalle Marcelline, alle magistrali, a 18 anni mi sono messa a fare un po’ di tutto: aiutavo in cucina, servivo ai tavoli. Non ho mai pensato di non lavorare".
Abbiamo però detto che Anna Possi, nonostante l'età, metterebbe a sedere tanti colleghi più giovani: la sua vivacità sta anche nell'apertura mentale. È una donna al passo coi tempi e difende le nuove generazioni dicendo che non è vero che non vogliono lavorare i ragazzi d'oggi, non sono tutti scansafatiche. Il problema sta nelle condizioni di lavoro offerte: "Se offri paghe adeguate, i dipendenti li trovi. Vedo offerte troppo basse, sia per gli uomini sia per le donne". Quando Repubblica tocca il tema delle molestie e dei ricatti sul lavoro, Anna è netta: "Son cose che non dovrebbero mai accadere, in nessun settore. Il lavoro è un diritto per tutti e non si dovrebbe mai essere ricattati per ottenerlo o per mantenerlo". Lei, che è stata anche cameriera da giovane, non ricorda episodi del genere, ma ribadisce che è essenziale vigilare affinché il rispetto prevalga sempre. Sul lavoro è una vera macchina: precisa, meticolosa, attenta a tutte le carte e quando il Corriere della Sera prova a ipotizzare il milione di caffè fatti o forse di più, lei dice di non averne idea e che le approssimazioni non le piacciono, quindi non risponde. Il bar è sempre affollato, sia perché lei è una vera attrattiva sia perché è un classico bar di provincia. Quello che oggi è "classico" però "un tempo era il bar più moderno della zona — prosegue Anna al Corriere — perché siamo stati i primi ad avere i juke-box, i flipper, il biliardino e altri videogiochi che ora non ricordo. Erano gli anni '70, una vita fa". Qui c'è passato anche il Milan, l'ultimo Milan del grande Nereo Rocco, con Gianni Rivera e un giovanissimo Fulvio Collovati ma anche quello non fortunatissimo di Pippo Marchioro che personalmente andava al bar tutti i giorni durante il ritiro. Non solo Milan, anche Inter: "Negli anni '60 veniva a trovarci Angelo Moratti, che era amico di una signora del paese. Prendevano il caffè assieme nel weekend" dice a Italia a Tavola. Anna ha trattato tutti sempre alla stessa maniera "sia i clienti storici, sia quelli da un caffè al volo e poi mai più visti, sia i vip".
A Emanuele Ferrari ha poi aggiunto di non voler mai chiudere il bar per dare sempre un servizio ai clienti e che non vuole andare in pensione perché "non riuscirei a staccarmi da questo ambiente, è la mia vita. Io sono sempre presa dal lavoro e dalle cose da fare". Quando il giovane influencer le dice che è diventata una star, lei risponde con un gentile segno di diniego dicendo che le star non le piacciono, "Io sono sempre l'Anna. Ho il mio lavoro, che mi piace, e faccio una vita semplice". Il suo bar Centrale "non è un bar, è un punto di ritrovo" e per questo motivo lei vuole sempre essere a disposizione di tutti, anche quando ha ormai un secolo sulle spalle.