Il vino è davvero ovunque: nella storia, nell'arte, nella scienza, nell'economia. Ogni paese ha aneddoti e curiosità legati a questa bevanda: sapevate, ad esempio, che la vigna più antica al mondo è tuttora quella della Principessa Sissi in Alto Adige? E da dove nasce l'espressione cin-cin e l'uso di sbattere leggermente il bicchiere con l'altro? Ecco una serie di curiosità legate alla Storia del vino: alcune quasi scontate, altre sorprendenti, sicuramente tutte divertenti.
Cosa c'è di più interdisciplinare del vino? Il vino è una bevanda che tocca molti settori culturali: storia, arte, scienza, economia, finanza. Pensate a quanta letteratura in forma di poesia o romanzi, a quanta arte nelle vesti di scultura o pittura, a quanta storia partendo dalle civiltà più antiche a quelle recenti. Pagine, tele, trattati, ricerche scientifiche dedicati al vino. Un mondo enoico di infinite connessioni. E allora vogliamo provare a raccogliere, sotto forma di elenco, un po' di curiosità legate al vino, partendo dalla storia. Niente di più che un divertissement da leggere in velocità, ma anche qualche informazione per imparare qualcosa in più.
Lo stato in cui si beve più vino? No, non è la Francia, ma il Vaticano. Certo, parliamo di un primato che va rapportato al piccolo numero di abitanti di questo minuscolo stato e al vino che serve per le messe, ma intanto il consumo è di tutto rispetto: ben 74 litri a persona.
In Ungheria si dice che gli ungheresi non finiscano mai il loro bicchiere. Un proverbio che è legato alla storia del loro vino più famoso, l'Eszsencia, un succo d'uva appena fermentato, dolce e liquoroso, tanto che le sue ultime gocce restavano inaccessibili sul fondo del bicchiere.
Che i Romani fossero grandi consumatori di vino è risaputo, ma le donne? All'altra metà del cielo dell'Impero inizialmente il vino fu proibito: se un marito sorprendeva sua moglie a bere aveva il diritto di ucciderla; l'ultimo divorzio attribuito a questa causa fu registrato nel 194 a.C.
A quando risale la figura del sommelier? Probabilmente al XVI secolo in Francia quando un frate di un monastero fu incaricato (“somme”, nel vecchio francese) di occuparsi delle stoviglie, della biancheria, del pane e del vino.
La fine di Napoleone segnò l'ascesa di monsieur Moët: durante l'ultima visita del generale a Epernay, questi si tolse dal petto la croce della legione d'onore, per appuntarla sulla giacca di Jean-Remy Moët. Con la Restaurazione, l'azienda divenne fornitore di Champagne di tutte le case reali d'Europa.
Ma qual è l'origine della parola “vino”? Il nostro vocabolo deriva dal latino vinum che, col greco oînos, risale a quanto pare a un vocabolo pontico, vòino. Da qui anche l’ipotesi che il luogo di origine di questo termine sia la regione tra il Mar Nero e il Caucaso meridionale.
Negli anni del proibizionismo, all'inizio del XX secolo, negli Stati Uniti fu rimossa ogni menzione del vino nelle scuole, così come nei testi universitari, in particolare nelle letterature greche e romane. Inoltre, nelle bibbie si esaltò il succo di uva non fermentato.
In molti credono sia stato l'abate di Hautvillers Pierre Dom Perignon nel 1693 ma, 40 anni prima, uno scienziato inglese di nome Christopher Mellet mise appunto un “metodo champenoise” e depositò il brevetto presso la Royal Society nel 1662
Antesignano dei winelovers potrebbe essere stato il faraone egiziano Tutankhamon, nella cui tomba, aperta nel 1922, sono stati rinvenuti contenitori per il vino – simili a brocche – che riportavano la data, il nome dell'enologo e un giudizio sulla bevanda.
La vigna più antica del mondo e anche la più romantica? È quella della principessa Sissi, a Prissiano, in Alto Adige. Qui, sorretta dal pergolato del castello di Katzenzungen, cresce rigogliosa da oltre 350 anni la vite Versoaln, dal 2006 compresa nei Giardini della principessa d'Asburgo.
Un rimedio contro l'hangover potrebbe arrivare da lontano, dall'Antico Egitto. In una raccolta di testi medici dell'epoca si parla della cura dell'alloro di Alessandria, con le cui foglie andava fatta una collana e indossata. Pare che scacciasse il mal di testa dovuto all'eccesso di alcol.
Da dove viene un nome così suggestivo come Lacryma Christi? Gesù, accortosi del furto compiuto dal suo angelo Lucifero che aveva rubato un pezzo di Paradiso trasformandolo nel Golfo di Napoli, pianse a dirotto e dal suo pianto nacque il vino più famoso del Vesuvio.
Maria Thun, scomparsa nel 2012, è l'ideatrice del “Calendario delle semine” che indica i giorni di semina favorevoli, in relazione al modificarsi delle fasi lunari: un testo che deve molto al “Corso sull'agricoltura” di Rudolph Steiner. Il calendario è stato tradotto in venti lingue.
Se ai Greci si deve il sistema ad alberello, agli Etruschi va attribuita l'alberata, ovvero viti arrampicate sugli alberi. Furono loro a estrarre dal campionario delle viti selvatiche cultivar destinate a un gran successo, come il Sangiovese, il Montepulciano e la famiglia dei Lambruschi.
Qual è il più antico trattato di viticoltura? Pare che sia quello del botanico Teofrasto, IV secolo a.C. Da qui apprendiamo che i Greci non praticavano l'impianto a pergolato, ma quello ad alberello, cioè facevano crescere le piante vicino al suolo, senza legature a sostegni.
La Penisola italica, per sue le condizioni favorevoli, fu chiamata dai Romani Enotria, la terra del vino. Orazio e Plinio, cantori convinti di questa bevanda, sostenevano che i migliori vini arrivassero dalla Campania, dal Lazio, dalla Sicilia e dal Veneto.
Lo chiamano paradosso francese ed è un'espressione coniata dal ricercatore Serge Renaud dell’Università di Bordeaux: secondo lo studioso, il basso tasso di malattie cardiovascolari e la longevità dei francesi dipenderebbero dall'abitudine di consumare due o tre bicchieri di vino rosso al giorno.
La Grecia è l'unico paese al mondo che ha perpetuato fino a oggi l'antica tradizione di aggiungere una resina degli alberi al vino. Parliamo del Retsina, un vino che la maggior parte dei non greci preferisce bere molto freddo.
Grazie all'immaginazione di Carlo Gancia, a fine ’800 del secolo scorso, il Moscato in Piemonte cambiò veste. Anziché procedere all'appassimento delle uve, sperimentò con successo la spumantizzazione in versione dolce e profumata.
Il padre di uno dei più importanti rossi italiani fu un garibaldino, Ferruccio Biondi Santi, l'inventore del Brunello di Montalcino. Per dedicarsi al vino appese al chiodo la camicia rossa e sostituì l'uva Moscatello con il Sangiovese grosso.
A fine ’800, il movimento socialista appena nato non vedeva di buon occhio l'elevato consumo di alcol e acquavite, considerati pericolosi per la rivoluzione proletaria. I primi adepti invece assolvevano birra e vino come occasione di socializzazione.
Louis Pasteur è lo scienziato francese ritenuto l'ideatore della moderna microbiologia. Fu lui a compiere, per ordine di Napoleone III, i primi studi scientifici sul vino e a illustrarli nel libro “Études sur le vin” la cui prima edizione fu pubblicata nel 1866.
Questa antica popolazione del Pakistan tramanda una festa del vino che è l'ultimo retaggio dei riti orgiastici. Si consuma una sola volta l'anno durante il solstizio d'inverno.
Della mitica longevità di questo vino si ha testimonianza nel Satyricon di Petronio, dove Trimalcione offre un Falerno di 100 anni. Un vino con delle sfumature amare che veniva mitigato con l'aggiunta di miele attico, nel significato di unire la forza latina alla dolcezza greca.
Nel Medioevo spesso ai vini venivano aggiunti estratti vegetali o parti di piante a scopo terapeutico. Curioso era il vino “dell'oro spento” preparato spegnendo una lamina d'oro nel vino e usato nelle malattie della mente e per il conforto dei lebbrosi.
Con questo termine si intende il terapeuta dei mali umani curati mediante il vino. La più famosa fu la moglie di Augusto, Livia. Il suo toccasana era il Pucino, affine, secondo alcuni, all'odierno Passito. Lo produceva in prima persona in Istria.
Nel Rinascimento, un enoterapeuta di successo fu Sante Lancerio, anche bottigliere di papa Paolo III. Contro la spossatezza consigliava l'Aglianico, per il catarro il Casentino, per l'insonnia l'Asprinio della Campania.
Chi ricorda il Vin Mariani? Oggi probabilmente nessuno, ma a fine ’800 ebbe un successo enorme. Il suo inventore, il farmacista francese Mariani, aggiunse foglie di coca al vino rosso di Bordeaux. Tra gli estimatori, Thomas Edison, la regina Vittoria e papa Leone XIII.
Nel Medioevo l'avvelenamento dei prodotti alimentari o delle bevande era una pratica molto diffusa. Scambiare un po' di birra o di vino era diventato un segno di fiducia reciproca. Il gesto nasce dunque da un'esigenza di sicurezza: battere il bicchiere contro l'altro faceva sì che una parte del liquido finisse nell’altro contenitore.
L'espressione vocale “chin chin” entrò in uso tra i marinai e nei porti della vecchia Europa, soprattutto in quelli italiani, dove venne introdotto dagli ufficiali di Marina di Sua Maestà Britannica. Attecchì subito nella nostra lingua per il suono onomatopeico che richiamava quello di due bicchieri che si toccano tra loro.