Il gestore di un locale, sia un ristorante sia un semplice bar, può decidere i prezzi che vuole per i servizi offerti? C'è una legge che li calmiera o li limita?
Ogni anno fanno discutere le foto di scontrini con prezzi ritenuti eccessivi: dai caffè a 20 euro alle cene con conti oltre le 500 euro, è quasi un rito orde di turisti e italiani esasperati dalle cifre proposte si sfoghino sui social, soprattutto durante le vacanze estive. E, naturalmente, il dubbio verrebbe a chiunque: il gestore di qualsiasi locale, sia bar o ristorante, può decidere i prezzi che vuole per i servizi a disposizione o le merci in vendita? Oppure questi devono essere calmierati secondo qualche legge di mercato?
Scontrini così pesanti, limitati comunque a luoghi particolarmente di tendenza, mondani, sono giustificati e giustificabili? Al netto di tutte le spese da sostenere (tra affitto, utente, personale ecc) per un gestore, lo stesso imprenditore può decidere i prezzi che vuole per i servizi messi a disposizione della clientela? Una bottiglia d'acqua, insomma, può arrivare a costare liberamente 10 euro? Si rischiano eventuali sanzioni per prezzi esorbitanti e fuori mercato?
Ebbene, la legge in realtà non prevede nessun limite massimo per qualsiasi prezzo, quindi in sostanza sì, il gestore di un locale (sia bar o ristorante) può applicare le tariffe che vuole. L'importante, ma questo già l'abbiamo detto anche in altre sedi, che il listino sia messo ben in vista e il cliente sia informato chiaramente dei prezzi applicati all'interno, secondo quanto previsto dall'art. 180 del regio decreto 6 maggio 1940, n. 635. Pena una sanzione di 308 euro.
È ovvio che un bar in periferia non possa applicare prezzi di un bar, quindi in linea di massima sì: una bottiglia d'acqua può costare benissimo 1 euro nel primo e 10 volte tanto nel secondo. Essenziale però che il cliente lo sappia preventivamente, così da poter ponderare la sua scelta. Le tabelle con i prezzi devono anche prevedere eventuali maggiorazioni in caso di servizio al tavolo. Per quanto riguarda i prezzi in sé, quindi, non esiste nessuna norma in grado di limitarli. In poche parole se sulla tabella dei prezzi (visibile al pubblico) è segnalato il bicchiere d'acqua a 5 euro, allora dovremmo pagare tale cifra se vogliamo consumarlo. Senza poi sorprenderci per quanto battuto sullo scontrino.
Qualora, invece, il conto dovesse differire dai prezzi esposti al pubblico, allora il cliente è tenuto a pagare la cifra indicata in tabella, e potrà inoltre effettuare una segnalazione apposita alla Polizia Municipale per la pratica scorretta del locale. A maggior ragione se non ci sono indicazioni visibili riguardo i prezzi di servizi e merci.